Bea
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2012-2014
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Inserito il - 28/10/2012 : 18:35:33
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Ottobre è un mese delicato per il fegato, che si trova a dover affrontare numerosi mutamenti climatici e metabolici: in questa stagione, infatti, a causa del cambio di alimentazione dovuto all’arrivo dei primi freddi, la ghiandola epatica di colpo è costretta a smaltire un surplus di cibi grassi, zuccherini e conservati, di cui aumenta il consumo d’autunno. E non è tutto: con l’esordio delle prime forme virali, il fegato entra in contatto con i farmaci che si sommano alle tossine prodotte da smog, inquinamento, riscaldamenti e dallo stress della piena ripresa lavorativa.
Tutte queste tossine sono eliminate quasi interamente dal fegato attraverso un complesso di reazioni chimiche tramite le quali le sostanze nocive sono trasformate in composti solubili in acqua, che possono essere espulsi per via renale oppure intestinale. Ma se le scorie in circolo sono troppe, il sistema epatico rischia di andare in tilt: compaiono bruciori, acidità, colorito giallastro, dolori addominali, travasi biliari, evacuazione irregolare, urine scure e infiammazioni. È per questi motivi che a ottobre la ghiandola epatica, i cui tessuti si possono “riparare” e rigenerare, ha bisogno di un aiuto in più.
Estratti d’uva e rabarbaro La prima cosa da fare quando il fegato presenta sintomi di debolezza e affaticamento stagionale è depurarne i tessuti in profondità. Se ti ammali spesso e digerisci male puoi provare il Vitis vinifera. Prova il macerato, sono sufficienti 40 gocce due volte al giorno lontano dai pasti, in mezzo bicchiere d’acqua per due settimane. In questo modo rinforzi le difese, previeni ittero e debolezza, smaltisci le scorie che ti rendono più vulnerabile ai malanni, digerisci bene. Se invece hai le coliche e ti stanchi con facilità puoi riarmonizzare la funzione della colicisti con il rabarbaro, in capsule da 200 mg. Se ne assume una dose al giorno per 2 settimane, meglio la mattina prima di colazione: tonifica il tessuto epatico, disinfiamma il duodeno e regolarizza la secrezione biliare. Il dolore addominale scompare, digerisci meglio, la bile si fluidifica, il colon si ripulisce in profondità.
Il cardo mariano
Il cardo mariano cresce ovunque nel bacino mediterraneo svettando i fiori piumosi color ametista sul lungo gambo fibroso. Usato fin dall’Alto Medioevo, il cardo mariano entra in tutti gli erbari come rimedio per le fitte al cuore e all’addome, contro le emorragie e i crampi infantili. Il suo regno è però quello dei disturbi epatici, grazie a un componente attivo, la silimarina, che stimola il rinnovamento dei tessuti del fegato e si dimostra efficacissima negli avvelenamenti acuti causati dai funghi velenosi. Il suo effetto rigenerante sul fegato rende il cardo mariano prezioso in questo mese oscuro, così faticoso per l’organismo.
A chi serve il cardo mariano - A chi soffre di cirrosi o epatite - Durante o dopo l’assunzione prolungata di farmaci di sintesi - A chi consuma molto alcool - Ai fumatori irriducibili
Prendi 20 gocce di tintura madre di cardo cariano tre volte al giorno, mezz’ora prima dei pasti. Nei disturbi cronici del fegato, meglio evitare la tintura alcolica e sostituirla con le capsule di estratto secco. Oppure con una tazza di decotto, da prendere dopo i pasti: far bollire 10 g di cardo mariano (pianta intera) in 200 g d’acqua per 10 minuti. Filtrare e bere subito. L’alimentazione che protegge il fegato
L’eccesso di cibo è uno dei motivi del malfunzionamento del fegato, perché gli impedisce di impegnarsi anche nella detossificazione dell’organismo, oltre che nella sintesi e nell’elaborazione dei nutrienti. D’altra parte, un’alimentazione sana ed equilibrata, ricca di antiossidanti, aiuta il fegato a liberarsi delle sostanze tossiche, come farmaci, alcol, residui del metabolismo, cellule morte, diossina, caffeina, sostanze inquinanti ecc., senza che gli epatociti subiscano danni importanti. I nutrienti amici del fegato, come la vitamina A, la C e la E, oltre al selenio e al glutatione, si trovano soprattutto nella frutta, nel pesce, nella verdura e nei cereali integrali.
I CIBI AMICI DEL FEGATO
Carciofo La cinarina che contiene depura la ghiandola e riduce il livello del colesterolo “cattivo” e dei trigliceridi. Inoltre, aumenta il flusso biliare contrastando la stipsi. Da mangiare 4-5 volte a settimana, in autunno e in inverno, preferibilmente crudo e condito con olio d’oliva extravergine.
Limone Contiene grandi quantità di antiossidanti, come la vitamina C e gli antocianosidi, in grado di depurare e proteggere le cellule del fegato, favorendone la rigenerazione. Bere una spremuta di limone al dì, anche per lunghi periodi, diluendola con acqua se l’acidità dell’agrume è troppo intensa.
Mela Contiene triterpenoidi che prevengono il tumore al fegato. Inoltre, sono presenti vitamina C disintossicante e piruvato che favorisce l’eliminazione dei grassi in eccesso. Due mele al dì, bio e con la buccia, sono la quantità necessaria per assumere sostanze salva fegato a sufficienza.
Orzo L’orzo disintossica le cellule del fegato. Svolge un’azione disintossicante ed emolliente nei disturbi dell’apparato digerente, quindi anche del fegato; è inoltre rinfrescante e leggermente lassativo. Per sfruttare al meglio il suo valore nutrizionale, utilizzare i chicchi integrali o l’orzo solubile pregermogliato (adatto per preparare una gradevole bevanda).
Silvia Trevaini
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